Cuppone Cesario
Cesare



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RASSEGNA DELL'ARTE ITALIANA CONTEMPORANEA
30/11/2011
Una cosa è innegabile in questo pittore del sud, ha saputo trasferire i suggerimenti più istintivi e gli umori nativi in una grafica chiara e lucida. Oggi sono davvero pochi gli artisti che possono rivendicare un ruolo altrettanto sicura nella gerarchia dei valori e un posto genuino in questa storia di mercificazione e di accomodamenti che è la pittura contemporanea. Le sue campagne ritmate da tronchi d'albero e da vecchi di quercia, i suoi animali pazienti come uomini di pena, i suoi paesini che precipitano verso il mare, le sue marine pulite dove il mare è mare, direbbe Gatto, i suoi tetti, le sue scalette, che odorano di calce; e quei fili di luce che solcano i meriggi, e quei cenci appesi su pareti screpolate, e quel silenzio profondo che tutto avvolge, tutto ciò non ha nulla di specioso, è il risultato di un filtraggio contemplativo. I cobalti, i bianchi, i violazzurri, i bigi e quei rossimattone non sono un pretesto visivo per un pittoricismo di studiata eloquenza. E nemmeno le linee, le masse e le sequenze prospettiche. Sono, invece, proiezioni di un'armonia interiore, di un respiro poetico, che è dell'anima di Cuppone prima che dei sensi e delle cose. Anche gli uomini: vecchi, donne, bambini, come gli animali, si fanno compagnia, parlando,lavorando,meditando insieme, o al centro di piazzali vuoti o sotto gli ulivi, come i contadini di Rocco Scotellaro all'ombra dei campanili. Raramente si scopre il loro volto, che è penetrato in una pensosa tristezza. Più spesso si tratta di presenze umane, che sottendono un discorso o portano una parola serrata tra le labbra. L'opera pittorica di Cuppone pur appartenendo a quella mediterraneità, di cui tutti parlano, tuttavia sfugge a un condizionamento storicistico e geografico, proprie perchè il suo tempo è interiore e mantiene un legamento lirico con una civiltà senza tempo. Il suo paesaggio e la sua luce sono un ricordo e una nostalgia di un Sud psicologico, che è interezza, fiducia, confidenza con la realtà. Nota del critico d'arte Walter Scotti


 
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